Dissesto idrogeologico, brutte notizie per l’Italia

Dissesto idrogeologico, brutte notizie per l’Italia. L’ultimo rapporto ISPRA evidenzia una situazione molto grave per il nostro paese.

Brutte notizie per quanto riguarda il dissesto idrogeologico del territorio italiano: l’ultimo rapporto dell’ISPRA, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del ministero dell’Ambiente, evidenzia come in molte zone del nostro paese la situazione sia molto grave.

L’Italia è un paese sempre più fragile sotto questo aspetto: alluvioni, frane e terremoti sono un pericolo concreto a causa dei cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo, ma anche per colpa delle scelte scellerate su temi fondamentali come quello del consumo di suolo.

Rischio idrogeologico, un problema serio

Dall’indagine dell’ISPRA emerge in maniera chiara un dato: il rischio idrogeologico è la criticità ambientale numero uno del territorio italiano con più di 7 milioni di abitanti a rischio nell’88% dei comuni italiani.

Non si può più continuare a sottovalutare il grave stato di dissesto idrogeologico in cui versa il nostro paese altrimenti nei prossimi anni potremmo pagare un prezzo altissimo.

I dati ISPRA

I più gravi episodi di frane in Italia sono tra i 100 e i 200 l’anno, con circa 530.000 frane che coinvolgono il 7,3% del territorio nazionale.

Il numero aumenta se si considerano le aree a rischio, e cioè quasi il 20% del territorio italiano. Le regioni con le aree a maggiore pericolosità sono Toscana, Emilia-Romagna, Campania e Lombardia. Per quanto riguarda le alluvioni invece l’area a rischio interessa più di 30.000 kilometri quadrati.

Sono più di 7.000 i comuni interessati da arre a rischio frane e a rischio idraulico, vale a dire l’88,3% dei comuni italiani. La popolazione a rischio frane in Italia è pari al 2,1% mentre quella a rischio alluvione è pari al 15 % (3,2% a rischio elevato).

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Un piano per il futuro

Il dissesto idrogeologico nel nostro Paese può essere affrontato in un solo modo: bisogna redigere un piano nazionale a lunga durata, bisogna ripensare completamente la gestione del suolo, bisogna iniziare a porre dei limiti ferrei al consumo di suolo, bisogna iniziare a ragionare in termini di rigenerazione urbana.

La manutenzione ordinaria e straordinaria del nostro territorio deve diventare una priorità e come tale deve poter contare su finanziamenti certi e non, come accade oggi, essere soltanto un voce in fondo ai bilanci delle amministrazioni.

In poche parole serve un cambio radicale di mentalità.

 

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