Chiude lo storico zoo di Buenos Aires, in arrivo il parco ecologico

Zoo di Buenos Aires addio, finalmente al suo posto un eco-parco

Lo zoo di Buenos Aires finalmente chiude i battenti dopo oltre 140 anni di attività. Ora 2500 animali saranno liberati dalle gabbie e potranno vivere nelle riserve naturali dell’Argentina, dove troveranno un habitat davvero adatto alla propria specie.

Zoo di Buenos Aires addio, benvenuto eco-parco

La chiusura dello Zoo di Buenos Aires argentino rappresenta un’autentica svolta storica. «La situazione di cattività è degradante per gli animali, non è il modo per prendersi cura di loro», ha dichiarato il sindaco della città Horacio Rodríguez Larreta che ha spiegato che lo zoo sarà trasformato in un eco-parco.

La struttura non verrà infatti chiusa definitivamente, bensì convertita in un rifugio che offrirà agli animali salvati dal traffico illegale cure e riabilitazione. Il nuovo eco-parco cercherà inoltre di mostrare gli animali sotto una nuova prospettiva, non più prigionieri dell’uomo ma esseri viventi da conoscere e soprattutto rispettare.

Il caso di Sandra

Lo zoo di Buenos Aires era un’attrazione turistica molto frequentata nella città ma era anche divenuta oggetto di polemiche sui media internazionali. In particolare aveva fatto il giro del mondo la storia di Sandra, “ospite” dello zoo per oltre 30 anni. Un tribunale della capitale, due anni fa, aveva infatti sentenziato che l’orangutan andava considerata come «una persona non umana» e per questo doveva essere messa in libertà.

Vento di cambiamento

«La cosa più importante è rompere con il modello di prigionia per l’esposizione», afferma Gerardo Biglia, avvocato per i diritti degli animali e attivista impegnato per la chiusura dello zoo di Buenos Aires. «Penso che ci sia un cambiamento in arrivo per cui dobbiamo farci trovare pronti, perché i bambini al giorno d’oggi considerano evidente che è sbagliato tenere gli animali in gabbia.»

La situazione italiana

In Italia, l’anno della svolta fu il 2005, con la legge n.73. Sono passati undici anni e le cose in parte sono cambiate, certo, ma siamo ancora indietro. Al ministero dell’Ambiente, competente per la questione zoo con il supporto dei ministeri delle Politiche agricole e della Salute, fanno quel che possono ma il fatto è che si sono ritrovati in tre a gestire una situazione tanto delicata quanto complessa. E il risultato è che ci siamo meritati un richiamo della Commissione europea, per inadempienza. 

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