Informatici senza frontiere, uniti per colmare il divario digitale

In un mondo che cambia, Informatici Senza Frontiere propone un nuovo uso della tecnologia più intelligente, sostenibile e solidale.

Informatici senza frontiere, insieme per abbattere il divario digitale

“I computer sono incredibilmente veloci, accurati e stupidi. Gli uomini sono incredibilmente lenti, inaccurati e intelligenti. L’insieme dei due costituisce una forza incalcolabile.” Ebbene sì, probabilmente siamo di fronte a l’unica forza che Einstein in persona non è riuscito a calcolare. Troppo grande anche per lui.

Spesso non ce ne rendiamo conto, eppure l’informatica può salvare milioni di vite. Può e lo fa anche grazie all’enorme contributo di Informatici senza Frontiere, onlus nata nel 2005 con lo scopo di colmare il divario digitale e di favorire un processo di crescita che porti ciascuno ad appropriarsi consapevolmente delle proprie potenzialità attraverso le conoscenze e le tecnologie informatiche.

Ogni giorno il team di ISF lavora per realizzare progetti senza scopo di lucro, privilegiando contesti di emarginazione e situazioni di emergenza, sia in Italia che nei Paesi in via di sviluppo. Abbiamo avuto il piacere di ospitare e fare due chiacchiere con il presidente di ISF, Dino Maurizio, per cui ciò che segue è in buona parte il riassunto della sua preziosa testimonianza.

Come l’informatica può salvare vite umane

ISF opera in tre macro aree: disabilità, formazione e supporto ai Paesi in via di sviluppo, con interventi che interessano soprattutto il continente africano. Soffermandoci su quest’ultima attività è doveroso citare “Open Hospital”, il software open source di gestione ospedaliera sviluppato da ISF per assistere ospedali, ambulatori e centri medici nella gestione dell’operatività quotidiana, che a maggio ha ricevuto il World Champion Award dall’ONU come soluzione di eccellenza in ambito sanitario.

Sembra una banalità, eppure proprio grazie all’utilizzo del sistema informatico è possibile conoscere la storia clinica dei pazienti, evitando così di attivare un percorso di cura non idoneo alla persona, oppure sapere quali sono le malattie più frequenti e di conseguenza fare in modo che le farmacie e gli ospedali si attrezzino a dovere per farvi fronte. Vi sembra poi così esagerato pensare che anche l’informatica può salvare delle vite?

Vincezo Deluci, il jazzista tetraplegico che non ha mai smesso di lottare (e di suonare)

Quando Dino ci ha parlato di lui è stato impossibile non notare l’emozione che traspariva dai suoi occhi: lui è Vincenzo Deluci, jazzista pugliese di fama mondiale che nel 2004 fu vittima di un grave incidente automobilistico. I medici gli dissero che sarebbe rimasto per sempre immobile a letto e che avrebbe usato un respiratore artificiale. Alla faccia di quella diagnosi senza speranza, Vincenzo Deluci non è mai rimasto a letto, si è conquistato un po’ di autonomia e di fiato ne ha da vendere, tant’è che si è rimesso a suonare la tromba.

La sua amata tromba, quella che in passato gli ha permesso di collaborare con artisti internazionali. L’amore per la musica lo ha salvato: Vincenzo suona grazie ad una soluzione tecnologica che sfrutta il movimento residuo del braccio sinistro. Vi starete chiedendo, ma che c’entra questa storia, seppur toccante, con ISF? Ebbene, a costruire questa singolare tromba ci hanno pensato proprio i tecnici di ISF, lavorando duramente e mettendo in campo passione e professionalità. Così da quel giorno Dino e co. ricevono numerose richieste da parte di musicisti disabili che sognano di poter continuare o cominciare il loro percorso nel mondo della musica.

Sono queste le storie che vogliamo raccontare. Quelle che meritano di essere raccontate.

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