Bikini, 70 anni portati con stile

Come si suol dire, 70 anni e non sentirli.  Stiamo parlando del bikini, il costume da bagno nato il 5 luglio 1946 dall’intuizione del sarto francese Louis Réard che decise di proporre un’alternativa al costume intero per fare in modo che le donne potessero mettere in bella vista l’ombelico.

Un’autentica rivoluzione

Il nome del due pezzi che lascia la pancia scoperta si rifà all’atollo Bikini nelle isole Marshall, in quegli anni sede di esperimenti atomici. La scelta di dare tale nome a questa piccola grande rivoluzione nel campo della moda non fu affatto casuale: il capo d’abbigliamento in questione avrebbe avuto, secondo il suo ideatore, effetti esplosivi sulla società. A dire il vero la sua portata rivoluzionaria non fu dovuta tanto dal fatto che il nuovo modello di costume fosse diviso in due, visto che anche alcuni suoi antenati erano composti da due pezzi, bensì dalla sensualità che suggeriva. Non a caso il motto con cui fu presentato il costume fu “Le bikini, la première bombe anatomique”, la prima bomba anatomica.

La consacrazione

Ad essere onesti, inizialmente nessuna donna voleva pubblicizzare il costume realizzato da Rédard e lo stesso stilista dovette ingaggiare come modella la spogliarellista del Casino de Paris, Micheline Bernardini. Per quindici anni il bikini non venne accettato finché, nel 1956 Brigitte Bardot non ne indossò uno nel film provocatorio E Dio creò la Donna e il cantautore Brian Hyland inventò la hit  Itsy Bitsy Teenie Weenie Yellow Polka Dot Bikini che convinse le donne ad andarlo ad acquistare. Da quel momento divenne storia, simbolo di libertà femminile e must di ogni estate al mare.

Il bikini e l’Italia

In Italia, nel primo dopoguerra, tra le prime a indossarlo ci fu Lucia Bosè che lo sfoggiò sulla passerella di Miss Italia. Era più morigerato e copriva l’ombelico. Nel 1950, indossato da Sofia Loren, vincitrice del premio Miss Eleganza, diventò uno dei capi più richiesti. Oggi è un accessorio irrinunciabile, anche per chi non ha un corpo perfetto. Una conquista, oltre che un semplice capo d’abbigliamento, un po’ come lo fu la minigonna. Impossibile immaginarci senza.

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