Il timone, organo ausiliario di controllo

Organo ausiliario di controllo. Concludo in questo secondo numero di “Al timone” la metafora nautica che ha inaugurato la rubrica. Il timone di una barca a vela infatti è un organo ausiliario di controllo.

La chiave del concetto sta nella parola ausiliario. E nel ruolo di chi controlla la barra, o la ruota. Nelle aziende così come in barca molto spesso il timoniere è anche l’armatore. Per alcuni classi di regata questo è addirittura obbligatorio. Ma non sempre è così.

A volte il proprietario di una imbarcazione, così come quello di una azienda, cede il timone a qualcuno professionalmente qualificato e assume il ruolo di tattico. O addirittura di spettatore.

Visto dall’esterno, in particolar modo dai profani di vela il timoniere è un po’ la star della barca. Se si vince è merito suo, se si perde, colpa sua. Un po’ come se fosse il pilota di una formula uno.

E invece non è assolutamente così in barca, non lo è in azienda. E nemmeno in formula uno. E non si tratta della solita e frusta retorica sulla squadra. Date delle condizioni meteo, fattori esogeni e sui quali l’equipaggio non ha purtroppo alcun controllo, si reagisce e si porta l’imbarcazione, o l’azienda, nel modo che si ritiene migliore per raggiungere il proprio traguardo.

Data una barca in buone condizioni, e un meteo non troppo avverso, si può navigare senza timone, e quindi senza timoniere. Se l’azienda è solida, e non sussistono particolari turbolenze nell’ambiente economico di riferimento, l’assenza del timoniere non dovrà essere un problema.

Nelle migliori scuole di vela in giro per il mondo, ad un certo punto della formazione l’istruttore toglierà la pala del timone per dimostrare che la barca vira, naviga, evoluisce perfettamente anche senza quel lungo aggeggio che affonda in mare a poppa.

Credo che per ogni imprenditore, e in generale per ogni leader, questo sia un obiettivo cruciale: barca solida e in equilibrio e un equipaggio informato e preparato a navigare, quantomeno in acque non troppo agitate in consapevole autonomia.

Chi costruisce una squadra che si sgretola in sua assenza, come leader ha fallito. Spesso nelle aziende diciamo che tutti sono utili e nessuno indispensabile. Il primo a cui si deve applicare questo principio e in modo ferreo è il timoniere.

L’imprenditore che rende se stesso indispensabile alla vita della propria azienda, non ha costruito una azienda, ma una semplice estensione di se. La differenza è cruciale. Se pure l’imbarcazione può avere un solo armatore, nel navigare essa è un bene comune dell’equipaggio, delle altre imbarcazioni che incontra, del mare.

Un’azienda, al di là della proprietà, è un bene comune della società e del territorio sul quale insiste. Restando fondamentale il ruolo dell’imprenditore durante una tempesta, e quello di tattico nel momento cruciale di una regata, quantomeno in in crociera e con meteo non avverso il team deve poter raggiungere il porto senza inconvenienti e scossoni.

A bordo di una imbarcazione chi controlla e regola le vele rende “ausiliario” il timone. Accensione, utilizzo e manutenzione del “motore” rendono possibile navigare. La regolazione rispetto al vento e al mare, ne impongono la direzione e la velocità. Il timone appunto, aiuta.

Le decisioni del tattico si rendono fondamentali in una sfida serrata per la vittoria quando un’altra imbarcazione è molto vicina in termini di tempo o di spazio. Nelle imbarcazioni e nelle aziende più piccole spesso i due ruoli coincidono.

Ma succede anche che armatori illuminati , ceduto o meno il timone, si rendano conto che uno dei membri dell’equipaggio, pur non avendo tasche abbastanza profonde da acquistare l’imbarcazione, abbia passione, intuito e attitudine per la tattica…magari proprio perché anni spesi alla randa o al fiocco, insomma al motore dell’azienda, hanno affinato le capacità di gestione rendendole migliori di quelle dell’armatore stesso.

Se siete arrivati a leggere fin qui penso stiate attribuendo i vari ruoli alle persone intorno a voi, creando il vostro equipaggio, i suoi equilibri esistenti o auspicabili, rimarcandone i problemi o più probabilmente affibbiando titoli non lusinghieri al vostro timoniere…è statistica: ci sono molti membri di equipaggio e pochi timonieri in giro.

Armatore, timoniere, tattico o leader, una persona che assuma una o più di queste responsabilità dovrebbe riflettere molto più degli altri sull’uso dei pronomi personali.

Tutti dovremmo usare maggiormente il noi, e lasciare che l’io fosse adeguato quasi esclusivamente alla riflessione interiore. Una riflessione che cavallerescamente dovrebbe tendere a migliorare “io” per meglio contribuire a “noi”.

Questo è uno dei mattoni delle fondamenta per chiunque si voglia mettere alla guida di qualunque imbarcazione o equipaggio. Una delle differenze tra leader e tiranno. In allenamento spesso gli equipaggi si scambiano i posti e i ruoli.

Questo aiuta a sviluppare molte cose positive: maggiore consapevolezza dello sforzo degli altri, maggiore consapevolezza dell’imbarcazione e delle sue necessità, maggiore affiatamento tra i membri dell’equipaggio…e anche a creare nuovi timonieri, tattici, e leader.

Di questa attitudine alla successione, sempiterno problema, parleremo nel prossimo numero. Intanto grazie di essere arrivati fin qui insieme.

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